Se si vuole continuare a migliorare come progetto e come squadra, vendere i pezzi migliori come è successo lo scorso mercato non deve più succedere, altrimenti è sempre un anno zero.
Tutti parlano della partita di Bologna come punto di non ritorno per l’Inter e la partita scudetto. Sicuramente l’Inter perdendo quella partita come si dice in gergo non è stata più padrona del proprio destino, ma non è in una partita che si perde uno scudetto. I momenti dove l’Inter ha perso lo scudetto sono stati inizio stagione e il mese di febbraio dove ha fatto 7 punti in 7 partite. Partiamo da inizio campionato.
Un periodo di adattamento è normale e fisiologico sia ben chiaro, ma i punti persi ad inizio stagione pesano e sono frutto della nuova gestione tecnica di Inzaghi subentrato ad Antonio Conte, e al suo modo diverso di giocare a calcio. Sicuramente è vero che alcuni concetti sono simili, come il sistema di gioco, ma il modo di interpretarlo è sicuramente differente. Così i calciatori, vecchi e nuovi, hanno dovuto assestarsi per rodare una macchina che da ottobre a dicembre ha letteralmente incantato.
Il secondo punto è quel maledetto mese di febbraio. Ci sono due fattori che sono decisivi: il calendario asimmetrico, assurdo criterio della Serie A, che ha visto l’Inter affrontare tutte le squadre più forti, compreso il Liverpool, in un mese che ha letteralmente prosciugato le energie psicofisiche della squadra. A questo è strettamente correlato la rosa non all’altezza, che ne dicano i media main stream, per poter reggere un mese così complicato.
Ecco dagli errori si impari. Inzaghi sicuramente migliorerà la gestione tecnica e imparerà a migliorare le sue scelte, ma anche la società deve imparare. Se si vuole dare continuità al progetto non bisogna vendere la colonna portante della squadra sennò ogni anno siamo punto e a capo, con i nuovi arrivati, chiamati a sostituire i big venduti, hanno necessariamente bisogno di un periodo di adattamento, vedi Dumfries. Questo comporterebbe nuovamente una perdita di punti a inizio anno e avere una flessione quando la stagione entra nel vivo, cioè febbraio-marzo, a causa di una rosa non all’altezza.
Morale: basta vendere i migliori, bisogna tenere Skriniar, Bastoni, Perisic, Barella, Brozovic e Lautaro, ma anzi integrare in rosa giocatori, se non all’altezza dei titolari, giocatori che però possono essere utili alla causa. Se non fosse così, parlare di progetto non avrebbe senso e la dirigenza dovrebbe smettere di mentire. Ai posteri l’ardua sentenza.