L’ex terzino dell’Inter e della nazionale scrive una lettera aperta al suo ex tecnico
Che tempi quei tempi. Prima un sospiro al sapore di amarcord. Poi una domanda: ma perchè te ne sei andato se si poteva ancora portare a casa qualche trofeo per allargare la bacheca della sede dell’Inter? Ai microfoni di “Sport week” Marco Materazzi, ex difensore dell’Inter e campione del mondo con l’Italia nel 2006, manda al suo ex allenatore Josè Mourinho, l’uomo del triplete, un messaggio preciso in vista del suo compleanno che sarà giovedì 26 gennaio.
“Abbiamo vinto molto e molto potevamo ancora vincere, perchè te ne sei andato”?
Le prime parole dell’intervista sono una dichiarazione di calcistico amore in piena regola: “non ci hai mai fregati, mai presi in giro, ci hai sempre detto tutto guardandoci dritto negli occhi”. Del resto chi ha conosciuto in questi anni l’allenatore della Roma sa che, in più di un caso, ha rinchiuso in soffitta la diplomazia per dire pane al pane e vino al vino. Materazzi non ha dubbi: se quel triplete si è materializzato è perchè la Mou filosofia ha fatto breccia nello spogliatoio. Per restarci a lungo, il tempo, appunto, di realizzare l’impresa moltiplicata per il numero perfetto: “ci facevi sentire troppo forti tutti”. Proprio per questo l’ex difensore della nazionale gli riserva un rimprovero che sa di rimpianto: “hai avuto un solo torto, mister, andartene, con te quell’Inter avrebbe vinto chissà per quanto”. Affermazione non convalidabile ma neppure smentibile perchè quell’Inter, effettivamente, neppure la squadra del resto del mondo pareva riuscire a metterla in difficoltà. E, nella considerazione generale, Materazzi ci infila anche un aneddoto che conserva in un angolo di cuore con il timbro affetto ben marcato sopra: “che c…tone mi hai fatto quando me ne sono andato dalla partitella, ma avevo segnato un golden gol, tu sei così, non ti frega neanche il tempo”. Qualche tempo fa, Materazzi paragonò, per stile di conduzione, Mourinho a Carletto Mazzone. Stesso fuoco dentro, stessa voglia di donarsi al calcio in modo totale. E stessa genuinità. Di cui il mondo della sfera di cuoio necessita sempre come dell’aria per respirare.