L’Inter dirige la partita dell’Olimpico, orchestrando un bel calcio che ha portato alla creazione di molte opportunità e al raggiungimento di una maturità per la quale ci troviamo al Santiago Bernabeu senza la paura del Real Madrid di Carlo Ancelotti.
E in questa metafora orchestrale sicuramente vi è pure un direttore d’orchestra: Simone Inzaghi.
Durante la partita si vedeva che l’allenatore dei nerazzurri telecomandava il pallone, ed indicava la zona da occupare per sfondare la fase difensiva giallorossa (principalmente la fascia destra con Ibanez fuori-ruolo e adattato; il secondo gol arriva da un triangolo che trasuda qualità con la combinazione Perisic-Correa-Bastoni-Calhanoglu e il terzo gol arriva da un cross di Bastoni lasciato decisamente troppo libero).
I meriti di Simone Inzaghi stanno anche nell’assemblaggio degli undici titolari, con diverse novità e rapidi stravolgimenti, una pedina su tutte Calhanoglu; che l’anno scorso si trovava a fare un ruolo più di inventiva e meno di quantità, mentre quest’anno si trova ad abbinare qualità e sostanza che è il dogma per occupare la mezzala di sinistra che l’anno scorso apparteneva a Christian Eriksen; ma il cambio di soluzione che l’allenatore piacentino ha portato con più insistenza e stupore è la sistemazione dei terzi di difesa che molto spesso -anche in occasione del gol di Dzeko- in trazione offensiva, si trovavano in area avversaria come uomini d’attacco.
Questa sistemazione di gioco e l’insistenza a lungo termine di tale sistema, fanno diventare questi movimenti -di palla e di giocatori- degli automatismi che l’Inter può sfruttare per crearsi le opportunità da gol.
Bisogna vedere se pure in campo europeo questo gioco sortirà lo stesso effetto e bisogna mostrare lo stesso carattere che contraddistingue un top club europeo, seppur convinti che affronteremo un altrettanto top club di cui abbiamo pure lo scontro diretto a sfavore e, con la disponibilità di un risultato su tre per agguantare il primo posto, si deve mostrare tutto l’orgoglio, per un gruppo più unito che mai.
Il Real Madrid è un avversario sicuramente ostico, ma, con la convinzione dei propri mezzi e dove c’è stato un grande predominio dei nerazzurri che hanno fallito diverse occasioni per portare a casa dei punti, si possono capitalizzare gli episodi e le opportunità che la squadra madrilena potrà lasciare.
E, se vincere aiuta a vincere, allora siamo pronti per il big match che determinerà non solo il primo posto nel girone di Champions League ma anche quanto questa Inter “inzaghiana” potrà spingersi oltre i propri limiti, confidando nei risultati precedenti, nella stabilità e nella coordinazione dei calciatori che hanno dimostrato di saper apprendere nelle ultime settimane.