Alessandro Bastoni, difensore dell’Inter e della Nazionale in un’intervista doppia con Calabria, terzino del Milan, ha spiegato a DAZN cosa significa per lui giocare il derby di Milano. Queste le parole del centrale nerazzurro:
Partiamo da lontano, con chi hai visto il primo derby?
“Fortunatamente le partite le guardavo con mio papà che è interista e quindi non c’erano grandi discussioni. Ho due fratelli, uno è romanista, innamorato perso di Totti: ma non è mai stato un ‘rivale’, l’altro invece odia il calcio e non è mai venuto a vedermi a San Siro”.
Una immagine che ti viene in mente pensando al derby?
“La cavalcata di Zanetti al 90′, quando saltò tutti prendendo calcio d’angolo (si riferisce al derby del 2002). Ora ho la fortuna di viverlo come vice presidente, lui è il nostro come simbolo”.
Il derby è un rito.
“Ho la fortuna di vivere ogni partita con tranquillità, cerco sempre di concentrarmi e pensare al campo: credo che questo sia il mio più grande pregio. Non sono agitato, riesco a gestire bene le emozioni. Non ho riti, tranne quello di baciare i parastinchi dove ci sono le immagini della mia compagna e dei miei fratelli. Il mio tatuatore, accanito tifoso milanista, mi continua a dire da un mese ‘complimenti per la vittoria nel derby’. Il primo derby che ho giocato è quello del 3-0, altri li ho visti da spettatore ma abbiamo vinto lo stesso. Speriamo di ripeterci di nuovo sabato visto che allo stadio abbiamo qualche tifoso in più”.
Il gol dell’ex di Calhanoglu all’andata.
“Mi ricordo i fischi, davano quasi fastidio in testa: c’era un clima incredibile. C’era molta tensione perché quel rigore importante che ci ha permesso di passare in vantaggio. Speriamo si possa ripetere”.
Ci andresti al Milan?
“Direi assolutamente no, poi sono scelte professionali. Per quanto mi riguarda, non c’è neanche lo 0,1% di possibilità che faccia questa scelta”.
In caso di rigore, a chi affideresti l’esecuzione?
“Mi tengo io il pallone”.
Il peso specifico del derby.
“Sicuramente è fondamentale non perdere punti con le piccole per avere un maggiore vantaggio negli scontri diretti con le partite che possono finire in qualsiasi maniera. Manca un girone tutto da giocare; l’anno scorso non eravamo neanche in vetta e alla fine abbiamo vinto con dieci punti di vantaggio sulla seconda. Ovviamente sarà fondamentale non perdere”.
Quanto pesa sentire il pubblico di San Siro?
“C’era il timore di avere 5000 persone, che a San Siro sono pochissime vista la dimensione della stato. Ora col 50% è un buon vantaggio, speriamo di sfruttarlo al massimo. Una volta sono stato al secondo anello a vedere Inter-Roma, purtroppo abbiamo perso. Avere uno stadio sarebbe un vantaggio e un segnale perché diresti agli avversari è difficile venire in casa dell’Inter. San Siro è un’icona pazzesca, anche se ci penalizza il terreno di gioco”.