Un richiamo di cuore ed esperienza
Nella sua voce, e nell’invito lungo la quale corre, ci mette tre ingredienti: affetto, esperienza e fiducia nella squadra. I consigli di Javier Zanetti all’Inter sono quelli di chi ne ha vestito la maglia per ben 615 volte segnando 12 reti. E il numero di presenze certifica in modo inoppugnabile come il giocatore argentino, nella sua lunga militanza con il biscione, non solo abbia conosciuto l’ambiente di spogliatoio ma abbia anche saputo creare feeling al suo interno.
Tutti a rapporto, non solo Inzaghi
Nessuno meglio di lui, quindi, alla squadra di Simone Inzaghi, potrebbe dare un consiglio chiaro: “quando ci sono difficoltà. esordisce intervenendo alla presentazione del libro di Gianluca Pagliuca “Volare libero” – non bisogna cercare colpevoli ma soluzioni”. E spezza una lancia a favore di Inzaghi che molti, in questo delicato frangente, stanno assumendo a capro espiatorio della situazione: “ho letto che Inzaghi deve dare di più- aggiunge- ma non è Inzaghi che deve dare di più, tutti quanti dobbiamo dare di più, società, giocatori e mister”. Insomma, nessuno deve chiamarsi fuori da questo discorso e tantomeno scagliare la freccia avvelenata contro l’altro per incolparlo. Zanetti e la voglia di fare spogliatoio, del resto, sono stati sempre un binomio da dizionario dei sinonimi. Zanetti ,vedi spogliatoio unito, spogliatoio unito vedi Zanetti. E le parole fraterne spese con Pagliuca, di questo legame solidale, sono un paradigma: “è stato un grandissimo compagno, ho avuto la fortuna di giocare con lui, arrivai molto giovane e mi ha insegnato tanto, era un esempio da seguire e senza dubbio uno dei più forti portieri della storia dell’Inter”.
Lautaro il trascinatore
E, facendo un salto in avanti con la macchina del tempo, rimbalza dal Pagliuca che fu all’Onana che è. Per dire che lui, nell’attuale estremo difensore nerazzurro, qualche tratto di messer Gianluca lo rinviene eccome: “è molto affidabile e positivo – spiega- sta facendo molto bene, il ruolo, come il calcio, è cambiato, si gioca più con i piedi e serve tecnica”. Zanetti si sofferma anche sul volto double face dell’Inter di Campionato e di Coppa. “La cosa più importante- aggiunge ribadendo il concetto iniziale – è che nessuno di noi cerchi alibi”. Dice “di noi” e capisci che lui, la maglia dell’Inter, se la è tolta dalla schiena ma non dal cuore. E dice che la strada dell’autocritica imboccata da Inzaghi e Lautaro Martinez è quella maestra da seguire. Lautaro, appunto. Cioè, a suo avviso, un elemento che “sta dimostrando senso di appartenenza da quando è arrivato all’Inter e lo sta dimostrando sia in campo che fuori”.
Zanetti spende parole di fiducia anche per Lukaku sul quale scommette ciecamente: “sta migliorando tantissimo- spiega- ha avuto un infortunio molto grave che lo ha tenuto fuori moltissimo tempo e non è facile recuperare appieno vista la stazza che ha, credo però che nelle ultime settimane si stia vedendo un Lukaku più positivo”. Non ha problemi ad ammettere, da uomo di spirito sportivo a denominazione di origine controllata, che “il Napoli , con Luciano Spalletti, sta facendo qualcosa di straordinario”. Ma non rinuncia ad ammettere che, in più di un caso, è stata l’Inter a rendergli un po’ più semplice la vita con qualche punto scappato da tasche bucate quando lo si poteva portare a casa”. Un handicap di cui lui stesso vorrebbe tanto trovare la risposta che ammette di non avere. Ora, nel campo visivo, conclude, l’Inter deve avere due pratiche da evadere con esito favorevole: la prima è il Lecce in Campionato, la seconda il Porto in “Champions League” partendo dallo striminzito 1-0 ottenuto a favore al “Meazza”. A lui servono solo tre parole per rendere l’idea di come la pensi in materia: “siamo molto fiduciosi”.