Zanetti durissimo contro Lukaku: “Mi aspettavo un altro comportamento da parte sua”

L'ex bandiera dell'Inter critica l'attaccante belga

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JAVIER ZANETTI PENSIEROSO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Il vicepresidente dell’Inter Javier Zanetti ha concesso un’intervista a La Gazzetta dello Sport, durante la quale ha toccato svariati argomenti. L’ex capitano dei nerazzurri ha parlato soprattutto dell’atteggiamento di Romelu Lukaku, che nelle ultime settimane è diventato il protagonista indiscusso. La sorprendente virata del calciatore belga verso la Juventus ha scosso profondamente l’ambiente dell’Inter, lasciando un amaro senso di tradimento. Tuttavia, oltre a quest’aspetto, l’intervista ha esplorato ulteriori sfaccettature della realtà nerazzurra, con Zanetti che si è espresso anche su Simone Inzaghi. Di seguito le sue parole.

SU INZAGHI                                                                                                                La sua caratteristica principale è la tranquillità, la serenità nei momenti difficili. La forza di non dubitare del lavoro, di insistere: questa calma che hanno i forti l’aveva Gigi Simoni“.

SU LAUTARO                                                                                                              Ha fatto i passi giusti, con umiltà: sono felice per il cammino di Lautaro. Deve confermare la leadership con ancora più responsabilità, ma ha senso d’appartenenza e sa dare l’esempio. Questo fa un capitano, far parlare i fatti davanti ai compagni“.

SU LUKAKU                                                                                                                Per ciò che l’Inter ha fatto per lui ci aspettavamo un altro tipo di comportamento. Come professionista e uomo. Lui ha diritto di andare dove vuole, ci mancherebbe, bastava solo dirlo per tempo. Nessuno, però, è più grande del club e nel costruire una squadra devi sempre considerare chi metti in spogliatoio“.

SUL PASSATO NERAZZURRO                                                                                     La prima è la mia presentazione nel 1995 assieme a Rambert, che era molto più atteso da me. Venivo da un altro mondo, davanti a me giganti come Mazzola, Corso, Suarez, Facchetti. Lì ho detto: “Da qui mi devono spostare con i carrarmati…”. Poi le lacrime, come per le semifinali del 2003. Se riesci a rialzarti da momenti così, poi lo farai mille volte fino alla vittoria. E per questo metto Madrid, la Champions tra le mani. Un’altra foto è la partita di addio nel 2014 contro la Lazio, San Siro pieno per me. E, per chiudere, i miei tre figli, la famiglia che mi ha completato“.

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