Inter, Zanetti mai banale: “A noi argentini non ci spaventa il momento difficile. Messi è la scienza. E su Lautaro…”

Zanetti l'ultimo vero professionista

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JAVIER ZANETTI PENSIEROSO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Javier Zanetti, vicepresidente dell’Inter, ha concesso una lunga intervista ai microfoni di Beppe Severgnini e il Corriere della Sera per presentare il suo terzo libro. Ecco le sue dichiarazioni.

Inter, le parole di Zanetti

“Era sabato 10 giugno e allo stadio Monumental, nella casa del River Plate, si giocava l’ultima partita del gruppo 1 del Mondiale: Argentina-Italia. Da casa mia, lo stadio distava mezz’ora di macchina. Per strada non c’era nessuno. Neanche le sinistre e famigerate Ford Falcon, perché durante le partite della Selección perfino la terribile guerra sucia, intrapresa dalla Giunta militare che due anni prima aveva conquistato il potere, si fermava. Avevo cinque anni, me lo hanno raccontato. Ricordo i festeggiamenti, però. Meraviglioso vincere la Coppa del Mondo a casa propria. Poi uno cresce e inizia a capire quello che c’era dietro… Penso alla pressione sui calciatori, cosa volesse dire giocare in quelle condizioni lì”.

Miguel Angel Santoro, ex portiere, dirigente dell’Independiente, ti scartò dalle giovanili. L’hai rivisto, questo genio del calcio?

“Sì, l’ho rivisto. Secondo me, a Santoro quella cosa gliel’ha detta l’allenatore di turno. Il calcio di queste storie è pieno”.

Sei andato a fare il muratore con tuo padre.

“Me la cavavo. Lo spirito di adattamento non mi è mai mancato. Sono argentino”.

Scrivi: “Lautaro, rivedevo qualcosa di me nel suo sguardo”.

“Lauti, ricordo quando siamo andati a prenderlo. Ha capito subito la grande opportunità che aveva. Ha saputo entrare nella cultura del calcio italiano e in quella dell’Inter. Se tu vedi, ogni anno Lautaro fa uno step in più…”.

Si parla degli olandesi, dei brasiliani, degli argentini. Esiste un comun denominatore nazionale per i calciatori?

“Noi argentini siamo resilienti. La nostra storia è una storia dura, cresciamo dentro la difficoltà. Ecco perché non ci spaventa il momento difficile che può capitare in un campionato, in una partita, in una finale”.

Leggo, a un certo punto: “I paragoni tra Messi e Maradona si sprecavano. Forse anche troppo, al solito”.

“Confronto impossibile. Rappresentano epoche diverse, sono persone diverse. Diego è la poesia del calcio. Messi, la scienza”.

José Mourinho il tecnico del triplete: un allenatore peronista?

“Mou è così, è la sua forza. Sa rispondere a ogni situazione. Lui pensa, pensa sempre. Si prepara prima”.

La scelta di Mancini di mollare tutto e tutti e andarsene in Arabia Saudita?

“Conosco Mancio. Mi dispiace per questa situazione. Si poteva gestire meglio”.

Citazione finale, dal libro: “Italiani e argentini si somigliano. Se non ci complichiamo la vita da soli, se non soffriamo e non ci mettiamo subito in una posizione di svantaggio, sembra quasi che non ci si diverta”.

“È così. Se tutto è tranquillo e sereno, a noi italiani e argentini non piace. Deve succedere qualcosa, per provocare una reazione e tirare fuori quello che siamo”.

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