Inter, Moratti: ” Senza Calciopoli saremmo già a 25 scudetti”

L'Intervista a caldo di Massimo Moratti sulla vittoria dell'Inter

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L’Inter vince il derby contro il Milan, insacca il suo ventesimo scudetto e fa la storia. Una storia che ha dell’incredibile. Simone Inzaghi non trascina alla vittoria la squadra, vince anche il suo primo scudetto da allenatore. La gioia e gli elogi di Massimo Moratti nell’intervista a GdS.

Inter, Moratti: “Alzare i trofei con l’Inter era un’abitudine”

Massimo Moratti, storico ex presidente dell’Inter, parla ai microfoni della Gazzetta dello Sport dopo che la squadra del suo cuore ha vinto il ventesimo scudetto: “La prima stella è arrivata in un momento di grandi vittorie, in quei giorni avevamo vinto da pochi mesi l’Intercontinentale e perso la semifinale di coppa campioni contro il Real Madrid. Alzare trofei era abbastanza un’abitudine, anche se resta un’emozione meravigliosa”.

Allora avrebbe pensato che per vincere la seconda stella sarebbero serviti 58 anni?

“Vero che al tempo eravamo i più forti, ma ci sono dei cicli e vincere dieci scudetti non è facile. Se poi non ci fosse stata la Juve ci saremmo arrivati prima”.

Di quella squadra della prima stella è rimasto legato a qualcuno in particolare?

“Avevo un affetto speciale per Mario Corso, persona squisita e molto legata alla nostra famiglia. Oltre che calciatore straordinario. In quel campionato poi Facchetti segnò 10 reti, quasi tutte in partite importanti. Col Cipe poi si creò un rapporto ancora più speciale. Un vero amico che mi manca ancora tanto”. 

La squadra di Inzaghi gioca un calcio più bello rispetto alla Grande Inter?

“Per come sta in campo, questa Inter è abbastanza unica. Ti diverte sempre, non regala un calcio lento e noioso come fanno altre. Anche se un paragone tra epoche così lontane è impossibile, tanto che non ne ho mai fatti nemmeno tra i singoli giocatori di allora e di oggi, quello di Herrera per certi versi era il calcio più bello del mondo. Andava in porta con tre passaggi…”

Cosa risponderebbe a chi dovesse dire che l’Inter di scudetti ne ha vinti 19 e non 20?

“Che senza tutto quello che sappiamo saremmo già a quota venticinque”. 

Quanto le è piaciuto vincere la stella proprio nel derby?

Il derby è sempre una partita speciale. E il match dell’andata aveva insegnato che se l’Inter gioca da Inter non c’è partita”.

Quanto le è piaciuto vincere la seconda stella prima del Milan?

Questa sì che è una gran bella cosa”.

Che giudizio dà alla stagione dell’Inter?

“Molto positivo. La seconda stella al termine di un campionato dominato mitiga la delusione della Champions, competizione crudele in cui si può andar fuori per un nulla. Delusioni che bisogna accettare. Pensi al City che col Real ha attaccato per 120 minuti ed è uscito…”.

Che emozioni le suscita questa stella. Quanto la sente anche sua?

“Essendo una somma di scudetti, mi fa piacere aver contribuito”.

Chi è l’uomo simbolo di questo scudetto?

Barella. Forse anche perché è il primo che viene in mente, essendo ovunque in campo. Ma è davvero di tutti, di Dimarco che è l’interismo fatto persona, di Calhanoglu e Mkhitaryan che hanno fatto una stagione stupenda, di Lautaro che è una forza della natura”.

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Redattrice sportpaper.it e iminter.it, esperta di calcio italiano ed estero