Ai microfoni di DAZN, a “Careers”, parla Correa. L’attaccante ex Lazio, ora dell’Inter, parla del particolare rapporto col tecnico Inzaghi, di presente e di obiettivi.
L’intervista completa come riportata da fcinter1908:
Da piccolo eri il più bravo a giocare a calcio?
Non so, eravamo tanti: ero quello a cui piaceva di più sicuramente. Ho sempre giocato trequartista, ho iniziato lì: poi sono andato di qua e di là ma è stato sempre quello il mio ruolo.
Il soprannome Tucu?
E’ così da piccolo, tutti quelli che partono da lì e vanno a Buenos Aires, vengono chiamati così.
Con Veron?
La mia seconda partita è stata bellissima perché era l’ultimo giorno di Juan all’Estudiantes. Era una festa bellissima, tutti aspettavano la sua uscita dal campo: poi sono entrato io al suo posto. Questa foto la tengo a casa, è stato bellissimo. E’ stato più di un grandissimo giocatore, mi ha aiutato tanto non solo nel calcio. Insegnava tanto ai ragazzi, è stato importantissimo per me. Quando sono venuto all’Inter mi ha fatto i complimenti dicendomi che ho fatto bene e ho scelto la squadra giusta per me. Lo ringrazio ancora per quello che ha fatto.
La Samp?
E’ stato bellissimo, ho imparato tanto. Ho avuto qualche infortunio e cambiamento fisico negli allenamenti, però mi sono portato tante cose belle. Ho avuto compagni come Eto’o, tantissimi giocatori che mi hanno aiutato dentro e fuori dal campo. Non so se ero pronto, volevo venire in Europa a tutti i costi e piano piano sono riuscito a crescere: ogni passo è stato importante. Eto’o? Un giocatore pazzesco, arrivato a fine carriera ma dava tanti consigli: è stato un grandissimo giocatore.
Il gol sbagliato contro l’Inter?
Ero già interista (ride, ndr). Una giornata bruttissima, ero da solo a Genova ed è stato bruttissimo. Sono le cose che ti fanno imparare, può capitare a chiunque: ho continuato a lavorare.
Il Siviglia?
Giocare contro il Real Madrid è stato bellissimo, giocavamo un bel calcio: ci siamo giocati la Liga fino alla fine, è stato bellissimo. Eravamo tanti argentini, ho imparato tanto. Io giocavo più esterno, mi trovavo pure bene: era un altro calcio, più tattico e più complesso in tante cose. Ma sono cresciuto tanto e ho capito tanto sul calcio europeo.
Quanto è istinto e quanta preparazione?
Tanta preparazione ma devi mettere tutto quello che hai da quando eri piccolo, il giocatore si fa quando comincia a giocare per strada: è quello che ti dice chi sei.
Inzaghi?
Quando abbiamo vinto la Supercoppa in Arabia con la Lazio è stato bellissimo, avevamo già vinto la Coppa Italia: stavamo anche lottando per lo scudetto. Poi ci siamo fermati per il lockdown, ma i ricordi sono bellissimi: ci metti tanto per giocare le finali e battere la Juve con quella personalità è stato bellissimo. Lui mi lascia fare il mio calcio, tiene tanto alla fase difensiva e vuole che noi attaccanti stiamo sempre sul pezzo: mi chiede sempre di puntare, mi piace perché mi lascia essere me stesso.
A Roma?
Bello, mi hanno trattato molto bene: tre anni bellissimi che porterò sempre nel cuore. La gente mi ha fatto sentire sempre a casa.
La Copa America?
Una cosa grandissima, da tanto tempo non si vinceva in Argentina: vincere in Brasile è stato bellissimo. C’è un gruppo forte che ha lottato per una cosa che voleva tutto il paese: per noi è stata una delle gioie più grandi, per noi è troppo importante.
Lautaro?
E’ bellissimo giocare con lui, abbiamo un bellissimo rapporto: è importante trovarci bene. Ci aiuta tanto giocare insieme all’Inter e in nazionale, tutti e due vogliamo vincere. Chi prepara il mate? Sono io quello che lo porta sempre: magari si arrabbia ma è vero.
Il provino con l’Inter?
Ero un ragazzino che aveva il sogno di poter venire all’Inter, non è successo: poi con gli sforzi mi sono ritrovato qui, ora sono un uomo con esperienza. La foto con Zanetti mi fa restare coi piedi per terra perché stavo sognando, ora che sono qui la apprezzo di più. Chiuso un cerchio? Si possono scrivere tante cose: è stato un punto di partenza di un sogno, è bello guardare indietro ma penso sempre al futuro.