Sanchez, cecchino infallibile
“Un campione sa quando fare la cosa giusta e la fa meglio degli altri”. Parole e musica di Alexis Sanchez. E diciamo pure che, se non fosse che stiamo davvero parlando di un crack, a sentire una dichiarazione del genere si farebbe presto a bollare chi l’ha pronunciata come “presuntuoso”. Ma si sa: c’è chi può e chi non può. Sanchez appartiene a quelli che possono. Negli occhi, nei gesti e negli atteggiamenti c’è il segno evidente del marchio sulla pelle che ha impresso a questa squadra mr. Antonio Conte.
La furia agonistica, la voglia, “la garra”, che si sentono addosso da lontano un miglio. E che ci sia stato lo zampino del buon Antonio, è lo stesso cileno a confermarlo: lo cita, lo nomina, lo ricorda. Come il leone che è rimasto costretto per troppo tempo in gabbia, nell’intervista di post-partita si intravede ancora la bava alla bocca nel veder penzolare quel pallone nell’area bianconera ad un passo dai rigori: Darmian ha l’ultimo moto di passione, i centrali avversari fanno la figura degli spettatori non paganti, la palla balza e Alexis è lì, pronto. Ma soprattutto spietato. Perché occorre tanto ghiaccio nelle vene per spedire, alle spalle di Perin, un pallone che pesa quintali. Che può decidere la sorte di una partita tiratissima e che, a un giocatore normale, farebbe forse tremare le vene ai polsi. C’è chi può e chi non può. C’è chi frena e chi preme il grilletto. Aveva l’ultima cartuccia da sparare, il fenomeno di Tocopilla. E ha mirato dritto, al centro del bersaglio.
Alexis, il ragazzo che sa attendere. Ma che, quando arriva il momento, trova sempre il modo di giustificare i 7 milioni di ingaggio netto annuo che percepisce. L’ombra discreta di Romelu, il compagno fidato di Edin. Per svernare ci sarà tempo. Lui di voglia ne ha da vendere. Perché, parafrasando sé stesso “se mi fate giocare so di essere un mostro”. C’è chi può e chi non può ma lui non è uno qualunque. Lui è Alexis. Il ragazzo che sa attendere e il campione implacabile. O se preferite, el Niño Maravilla.