Pagliuca, volo libero tra molte emozioni
Ha chiamato il suo libro “Volare libero” ed è stato di parola. Perché Gianluca Pagliuca, imprigionato nella penna, non si è tenuto proprio nulla. Nel bene e nel male. Avanti gli annali, please: 26 aprile 1998, Juventus- Inter, 1-0 per i bianconeri. Iuliano ferma Ronaldo in un modo che i nerazzurri ritengono meritevole di un calcio di rigore a loro favore. Il signor Piero Ceccarini da Livorno non impiega molto tempo a pensarci su e alla fine sentenzia: no, di rigore non se ne parla nemmeno, avanti come prima. E in quel momento il portiere allora nerazzurro cominciò a colorarsi gli occhi di nero rabbia e, come ammette ora, “gli tirai un pugno nel fianco”.
Quella volta in cui con Ceccarini…
Lo dice con il sorriso sulle labbra, gli anni ormai lo permettono in abbondanza. Ma non si è proprio sicuri che quella volta lo avesse fatto come a voler tirare un buffetto. E infatti aggiunge: “menomale che non c’erano le telecamere di oggi”. Già, erano i tempi in cui ancora il Var non figurava neppure nel grembo di mamma calcio.
L’arrivo “indigesto”di Marcello Lippi
Ma Pagliuca, a rinforzare il tono scherzoso di quel ricordo, fa capire che Ceccarini lo considerò nell’immediato prosieguo, sia pure seriamente, alla stregua del gioco della sberla dove uno te ne rifila una e poi tutti alzano il ditino costringendoti a indovinare chi di loro te l’abbia rifilata: “chi mi ha dato un pugno nel fianco- domandò infatti il fischietto labronico – chi è stato?”. Fino a oggi, per dirla con Bob Dylan, per lui “la risposta fu nel vento”. Ora non più. O meglio, quel vento sono le parole di Pagliuca. Ma il Gianluca tinto di nerazzurro (e di azzurro) è andato anche più in là nell’amarcord: “oltre a quello – ha aggiunto- finita la partita abbiamo beccato Lippi e siamo stati abbastanza pesanti, l’anno dopo, quando si vociferava che sarebbe arrivato, io sono andato alla lavagna di Appiano Gentile e ho detto “il primo che va via è Pagliuca, e difatti”.
Però, anche se adesso condisce l’insalata con un po’ di olio di celia e di sddammatizzazione, Pagliuca un po’ ancora quell’episodio ce l’ha dento a rimbalzargli con un po’ di fastidio: “nell’arco di un campionato – prosegue – ci sta qualche battuta a vuoto ma nel girone di ritorno siamo sempre stati testa a testa con la Juventus, poi il tutto è stato deciso da quegli episodi, avessimo vinto quella partita lì…”. Ma nel conto ci mette anche qualche episodio che aveva preceduto il siparietto con Ceccarini ovvero “la settimana prima, il colpo di testa del giocatore dell’Empoli e Ferrara che tira fuori la palla da dentro la porta, la partita con l’Udinese”.
I buoni auspici per il collega Onana
Poi si dà lo stop:”scurdammoce o passato” e giù a parlare del suo collega che attualmente presidia i pali della porta nerazzurra, ovvero Onana: “secondo me deve ancora migliorare un po’ tecnicamente- dice con la voce di chi ti potrebbe scrivere un manuale del tipo diventare un buon portiere in dieci mosse o lezioni – ma ha la reattività di un gatto e un’esplosività incredibile. Tante volte fa delle parate dove si butta e fa un po’ il polpo ma è al suo primo ano in Italia e sono sicuro che migliorerà e diventerà un buonissimo portiere”. Da portiere a portiere, specie se da portiere di un certo livello, è un augurio iperfausto e impegnativo al tempo stesso. A patto che, conclude, lui sia del novero dei portieri “che attaccano la palla”. Perché il Gianluca ama questo, e ama vederlo fare a chi vuole vivere il suo domani da operatore dei guantoni. “Quando vedo i portieri fare la croce- conclude- mi arrabbio”. L’esegesi, a chi non abbia mai presidiato i pali neppure della squadra aziendale, si impone. “Fare la croce” uguale a “posizionarsi con busto e spalle opposti alla posizione della palla rivolti verso terra per favorire la velocità di piegamento del ginocchio evitando il tunnel”. Ecco, è tutto questo che al Pagliuca nero(azzurro) fa venire il fumo agli occhi.