I nerazzurri trovano dunque il bottino pieno in extremis, facendo riapparire i fantasmi del passato, dopo le vittorie in Zona Cesarini di inizio anno contro Lecce e Torino. Inzaghi sembrava volesse prendere in prestito il gioco di Conte, non avendo gli interpreti adatti e non ridisponendo tatticamente la difesa, risultando non efficace, portando così 3 gol agli avversari sia in questa partita che al Camp Nou. Rovesciando la medaglia, bisogna dare atto all’apporto offensivo sempre più dinamico ed imprevedibile, dando una importante chiave contropiedistica che ha portato i gol di Lautaro (il primo della sua serata) e quello di Mkhitaryan, che ha portato il 3-4 finale.
Inter a due facce, tra lacune difensive ed estrosità offensive: questa doppia sfaccettatura della prestazione dell’Inter porta una visione differente della partita, vedendo una non-completezza della prestazione che porta a vedere i tre punti esclusivamente per ciò che sono. Per ciò a cui aspira l’Inter, a dominare il gioco con una buona copertura difensiva ed uno slancio offensivo che passa dalle fasce, questa non può che essere una sconfitta.
Questa rilettura della partita non ha connotazioni pessimistiche, è una visione più razionale che verte a vedere più il lato tattico e meno quello emotivo legato ad una vittoria per il rotto della cuffia. I cambi di Inzaghi non hanno aiutato l’Inter nella sua prestazione, che sembravano quasi tagliare le gambe sul finale di partita, con l’inserimento di Bellanova per l’unico elemento dinamico offensivo (Lautaro). Questa vittoria serve a cercare il morale, lasciando molte incertezze per la prossima partita, che è cruciale, contro il Viktoria Plzen in casa, è tempo di scacciare i dubbi e trovare le soluzioni, prima che sia troppo tardi.