Agli albori di tutto
2010 è l’anno cardine, l’anno cruciale, ma quel numero è solamente la punta dell’iceberg, tutto infatti è nato molto prima, perlomeno quell’iceberg fatto da acqua che proveniva dalla sorgente chiamata Josè Mourinho: The Special One.
Infatti tutto nasce nel 2008, con l’addio di un altro grande allenatore, Roberto Mancini, colui che 13 anni dopo farà rivivere emozioni di ”Lippiana” memoria a tutti i tifosi italiani, ma questa è un’altra storia. La squadra ereditata da Mancini si presentava a Mourinho come un blocco di campioni, che veniva già dalla vittoria di 3 campionati serie A consecutivi, una squadra che ormai aveva messo le basi per un progetto già di per sé gigantesco, ma un progetto al quale mancava qualcosa…
Il mercato per la stagione 2008/2009
Il mercato per l’annata 2008/2009 fu un mercato mirato a puntellare la rosa, magari con qualche innesto in prospettiva (Sulley Muntari dal Portsmouth), o qualche giovane promessa come Ricardo Quaresma, baby fenomeno portoghese che fu fortemente richiesto dal tecnico che per ciò che aveva fatto con la maglia del Porto, infine venne riscattato dal chelsea a titolo definitivo un attaccante il quale nome era Hernan Crespo.
Le prime vittorie di José Mourinho
La prima stagione dello special one fu comunque una stagione che terminò con la vittoria del diciassettesimo tricolore e che vide al suo interno parecchie sorprese, esempi possono essere Davide Santon o Mario Balotelli, giovani in rampa di lancio all’epoca.
L’annata iniziò con la vittoria della supercoppa contro la Roma, proseguì con l’eliminazione dalla Champions contro il Manchester United e l’eliminazione in coppa Italia contro la Sampdoria, comunque a fine anno arrivarono a Milano i titoli di capocannoniere a Zlatan Ibrahimovic, il titolo di campioni d’Italia alla squadra Primavera e il titolo di campione d’Italia alla prima squadra.
La rivoluzione per la stagione 2009/2010
L’anno più importante della storia del biscione non poteva che essere pazzo, pazzo come l’inno cantato dai vari Materazzi, Cambiasso, Zanetti Cordoba ecc. in quei fantastici primi anni del 2000, infatti, vennero acquistati Lucìo dal Bayern Monaco per 7 milioni, Diego Milito dal Genoa per 25 milioni (insieme a Thiago Motta) e Samuel Eto’o in uno scambio che aveva della follia, stipulato con il Barcellona, infatti per Ibrahimovic, il club blaugrana offrì 50 milioni più il cartellino del camerunense, infine come ciliegina sulla torta, un giocatore che doveva dimostrare ancora al mondo chi era davvero: Wesley Sneijder.
Il culmine di tutto, la leggenda
La stagione iniziò in maniera turbolenta, prima la sconfitta in supercoppa contro la Lazio, poi il pareggio per 1-1 contro il Bari e alla terza partita dell’anno, un secco 4-0 contro il Milan, in cui si segnalò uno Sneijder, a tratti assatanato.
Ma come in ogni bella storia, c’è sempre il capitolo migliore, quello più bello, un capitolo a tinte albicelesti, un capitolo che sembava scritto da DeAndrè, perchè quel capitolo fu iniziato a Genova e terminato a Madrid, ed il titolo di questa parte di libro era Diego Milito, che arrivò sotto il duomo per una cifra non da poco all’epoca, 25 milioni per tutto ciò che aveva fatto al Genoa la stagione precedente, infatti ”el principe” fu il mattatore assoluto di quell’anno, trascinando i nerazzurri alla vittoria di tutte le competizioni, 30 gol in 52 presenze per lui, cifre da record, in soldoni però la stagione dell’Inter va a tratti bene ma comunque instabile, infatti per concentrarsi su tutti i fronti, qualche punto veniva lasciato in pasto alle inseguitrici, come per esempio la Roma di Claudio Ranieri. Quella Roma era davvero forte, campioni come Totti, De Rossi, Vucinic, Toni e anche giocatori fondamentali per la rosa come Taddei, Pizarro o Mexes, diedero del filo da torcere all’Inter finchè non arriva il -1, proprio contro i nerazzurri, in un Olimpico in cui erano presenti circa 70.000 tifosi, fu Toni l’eroe della serata, l’uomo che rispose al pareggio di Milito e che fece sognare per ancora altre giornate il popolo romanista.
Dopo la sconfitta con la Samp però, la Roma si era quasi arresa allo stradominio interista, che dopo una campagna perfetta nella fase a eliminazione della Champions League ( Chelsea, CSKA Mosca, Barcellona con una rimonta pazzesca al ritorno), si stava apprestando anche ad approdare nella finale della suddetta competizione, proprio contro il Bayern Monaco.
Da dire anche del successo in coppa italia contro la Roma, in una finale infuocata con l’espulsione di Francesco Totti, terminata per 1-0 con il gol di Milito al 39esimo, stesso giocatore che 11 giorni dopo ne segnò un altro confermando il double all’Inter in una partita tesissima contro il Siena e infine il 22 maggio, giorno in cui il principe divenne re, sotto il cielo del Santiago Bernabeu, con una doppietta che travolse il Bayern Monaco, e che prtò l’Inter alla terza vittoria della coppa dalle grandi orecchie.