Alessandro Bastoni, difensore dell’Inter ha parlato in una lunga intervista al Corriere dello Sport dal ritiro di Malta. Il calciatore si è espresso sul suo futuro ma anche sulla corsa scudetto con Milan e Napoli. Queste le sue parole:
Alessandro Bastoni, che effetto non essere in Qatar e doversi guardare i Mondiali in tv?
“Come tutti i miei compagni di Nazionale, avrei voluto partecipare e rappresentare il nostro Paese. Possiamo solo resettare e riprovarci tra 4 anni. La botta è stata grande. Ancora di più pensando che è stata la seconda volta di fila per l’Italia. Da giocatore avverti un grande senso di responsabilità per aver mancato questo traguardo“.
Vincere la Nations League cancellerebbe il flop?
“Finché non arriverà il prossimo Mondiale e fino a che non ci qualificheremo sarà difficile dimenticare. Ciò non toglie che faremo di tutto per conquistare quest’altro trofeo. Sarebbe un modo per dimostrare, anche a noi stessi, qual è il nostro effettivo valore“.
Fa il tifo per una nazionale in particolare?
“Ho sempre avuto una grande passione per Messi, quindi forza Argentina. Nel caso, sarei felice pure per Lautaro, ovviamente“.
L’Inter, invece, come è ripartita dopo Udine, probabilmente il più punto più basso dell’inizio di stagione?
“Ci siamo aggrappati a noi stessi, a un gruppo che è solido e forte. Ci siamo ricompattati, avendo la consapevolezza che soltanto uniti e assieme potevamo tirarci fuori da quella situazione. Ci siamo parlati, abbiamo cercato di individuare i problemi e anche adesso stiamo cercando di risolverli in maniera definitiva“.
Una delle immagini della partita di Udine è proprio la sua reazione dopo la sostituzione nel primo tempo. Si è trattato di uno di quei gesti o atteggiamenti che vi siete ripromessi di non manifestare più?
“Qualsiasi tipo di reazione è sbagliata. Vale anche per quell’episodio. È nato tutto dal nervosismo che avevo addosso per non riuscire a fare quello che so di poter fare normalmente. Ripeto, è stato importante parlare tra di noi. Da quel momento ne siamo usciti più squadra rispetto a come eravamo prima“.
Se la svolta c’è stata innanzitutto sul piano dei risultati, resta ancora qualcosa da sistemare, come i troppi gol subiti in trasferta. C’è una spiegazione?
“È difficile trovare una risposta, perché non esiste una ragione tecnica. Credo che fondamentalmente sia un aspetto mentale. In questi casi, la ricetta è unicamente lavorare“.
L’Inter si gioca tutto contro il Napoli in chiave scudetto?
“Certamente si tratta di un grande bivio per il campionato. Non portare a casa un risultato positivo sarebbe una botta molto dura da digerire. E poi diventerebbe molto complicato recuperare il distacco“.
Dopo lo scudetto con Conte, dopo Supercoppa e Coppa Italia con Inzaghi, sarebbe una delusione finire questa annata senza altri trofei in bacheca?
“Non possiamo nasconderci: siamo consci della forza e dei valori di questa squadra. Il nostro obiettivo è andare sempre fino in fondo in tutte le competizioni a cui partecipiamo. Ecco perché la delusione sarebbe grande se dovessimo restare a bocca asciutta“.
Intanto, Bastoni si sta specializzando in uomo-assist. È capitato pure qui a Malta: nell’amichevole contro il Gzira United, addirittura, ne ha confezionati due nella stessa partita.
“Devo ringraziare il settore giovanile dell’Atalanta, nello specifico Favini (ex-responsabile del vivaio bergamasco ora scomparso). È stato il numero uno. Ancora prima dell’aspetto fisico, là ti insegnano la tecnica di base. E si tratta di un’impostazione fondamentale, a mio avviso, per giocare calcio. Per il resto, è una mentalità e un’attitudine che ho sempre avuto fin da ragazzino“.
Chi ne sta beneficiando di più è il suo amico Barella…
“Diciamo che lui, certi movimenti, li fa sempre, solo che si notano solo quando gliela metto bene (risata). A ogni modo, quando ho il pallone tra i piedi, in genere, guardo sempre cosa fa Barella: ormai ci conosciamo alla perfezione. È il primo che vado a cercare perché, attraverso un suo taglio o un suo spostamento, o si libera lui oppure si libera un altro. Il suo gioco è sempre determinante per la nostra fase di sviluppo dell’azione“.
La difesa a tre esalta le caratteristiche di Bastoni?
“Certamente, perché ho possibilità di spingermi avanti, senza avere l’eccessiva preoccupazione di quello che può accadere se dovessi commettere un errore. Sento di avere le spalle coperte e di avere maggiore libertà“.
Peraltro, è un modulo che si sta diffondendo sempre di più. È arrivato anche in Nazionale.
“Per come la penso, se la interpreti nella maniera giusta, con i giocatori che hanno un certo tipo di impostazione mentale, è un grande vantaggio. Perché gli attaccanti sono forti in fase di possesso, mentre quando c’è da difendere sono più pigri. Così, forzando queste situazioni, il difensore che si spinge in avanti si trova spesso libero“.
In questo anno e mezzo ha avuto a che fare con tre differenti laterali di sinistra: Perisic, Dimarco e Gosens. Con chi si trova più a suo agio e come cambia il suo modo di giocare, alla luce delle caratteristiche diverse?
“La grandezza di un calciatore sta anche nel saper cambiare le giocate a seconda di chi si trova al fianco. A esempio, Dimarco, avendo particolare qualità nel crossare, preferisce ricevere il pallone sui piedi. Gosens, invece, attacca la profondità e gli va messa la palla sopra“.
A proposito di paragoni, che differenze ci sono tra Conte, Inzaghi e Mancini?
“Con Conte, entravi in campo sapendo alla perfezione quello che dovevi fare, perché tutto era stato studiato in modo maniacale. Gli altri due sono molto simili per come preparano le partite, per l’atteggiamento che hanno in campo e per come si approcciano ai giocatori. Nel senso che sono molto tranquilli e aperti al dialogo. Posso aggiungere che, a livello di gioco, Inzaghi mi ha dato tanto, perché la propensione a spingere del braccetto nasce proprio con lui“.
A proposito di Conte, è vero che ti avrebbe voluto al Tottenham?
“Qualche contatto c’è stato, ma io sono contento di essere rimasto all’Inter“.
Anche Skriniar, quindi, dovrebbe essere altrettanto contento di rimanere…
“Posso solo consigliargli di fare ciò che ritiene giusto. Siamo tutti quanti grandi e ognuno deve fare le proprie valutazioni, insieme alla propria famiglia. L’importante è che sia convinto della scelta finale. Non posso giudicare, soltanto sperare che resti qua“.